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La classica affermazione “non mostrare le tue carte quando non sei obbligato a farlo” descrive un’attitudine al tavolo che è strategicamente corretta nella maggior parte dei casi.
Supponiamo infatti di stare ad osservare un giocatore forte, solido e aggressivo, in una mano contro un altro giocatore debole, chiuso e passivo. Nel preflop, l’aggressivo rilancia e quello passivo fa call. Sul flop il giocatore aggressivo punta, seguito da un secondo call. Sul turn il giocatore punta e ancora una  volta viene seguito da un call. Sul river il pattern subisce una variazione: il giocatore aggressivo punta e incontra questa volta un istantaneo rilancio. Il giocatore forte pensa “Ho top pair con top kicker; devi avere sicuramente qualcosa di meglio. Fold”.
L’avversario mostra un tris floppato e vince il piatto. Se il tris non fosse stato mostrato il giocatore forte e tutti gli altri al tavolo si sarebbero posti la domanda: “Era davvero in grado di battere top pair con top kicker?” Mostrando le sue carte, invece, il giocatore passivo non ha sicuramente fatto la cosa giusta, a meno di consapevoli – ma in questo caso improbabili – scelte di “variazione di gioco”.  Il generoso individuo conferma così la sua passività e debolezza.
L’informazione che egli vuole dare ai suoi avversari è ovviamente un’altra: “Ho il tris, ho una grande capacità di lettura, non bluffo, i miei attacchi sono legittimi, d’ora in avanti state attenti …”.
Come spesso succede nel poker, le “massime” strategiche presentano eccezioni che, sebbene rare, è necessario prendere in considerazione se si vuole consolidare la propria capacità di valutazione al tavolo.
Nei prossimi giorni esamineremo tali eccezioni.

Da Pokersportivo