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Dopo il mio primo assaggio di fold di alto livello, sentivo che se fossi diventato bravo in questo, avrei potuto abbandonare il mio lavoro.  Quindi ho fatto del fold il mio Sacro Graal, la mia ricerca, la mia montagna da scalare.  La vedevo bene la montagna.  Potevo vedere il mio sentiero.  Guardai davanti a me e feci il primo passo.  Per il 1990 ero diventato abbastanza bravo a foldare da procurarmi vitto e alloggio.  Questo mi permise di avere molto più tempo libero da dedicare al fold.  Non ci volle molto perchè diventassi  così bravo a foldare da potermi permettere un assaggio di gambling, poi un altro e poi un altro ancora.  La mia cintura di sicurezza per la solvibilità era sempre il fold.  In qualsiasi momento mi trovassi con pochi soldi, tutto ciò che dovevo fare era smettere di puntare, smettere di mangiare e tornare a foldare.

Alla fine ho finito per doppiare il demone del gambling, il demone del fumo, il demone del tilt e molti altri che avevo incontrato sulla via.  Il mio sentiero divenne una piacevole pendenza che mi lusingava con una cengia assolata ogni volta che mi fermavo, mi sedevo e mi guardavo attorno pieno di meraviglia, perchè vedevo la cima della montagna lassù, ancora molto lontana, ma vedevo anche il fondo della valle, che mi aspettava, se solo avessi abbandonato il fold.

Quando gioco oggi giorno, una delle cose che non faccio mai nelle prime fasi di una partita è puntare troppo.  Mi piace entrare subito in sintonia con il foldare.  La mia sessione ideale inizia con un sorso di caffè, poi qualcuno rilancia e io foldo dal big blind, poi un altro sorso prima di foldare dallo small blind, quindi un sorso più lungo, se la temperatura del caffè lo permette, prima di sedermi dritto e prepararmi a giocare il mio bottone, facendo un lungo respiro, e finendo probabilmente con il foldare.

Il che mi porta alla mano che mi spinse a scrivere di questo feticcio del fold per la prima volta.

A domani per la terza e ultima parte